Circolo Culturale e Amici di San Piero in Campo
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L'Arcipretura dei SS. Pietro e Paolo aveva da sempre la cura spirituale della popolazione della Marina anche quando questa fu scelta a sede del comune istituito nel 1894 per il Regio Decreto di Umberto I, staccando il territorio del versante Sud e l'isola di Pianosa dell'ex Comunità di Marciana, dal comune di Marciana Marina

Nel territorio della "Marina", nella zona del porticciolo, aveva sede un presidio della "Guardia Costiera" accasermato in una costruzione ubicata immediatamente sotto la torre medicea. Per le necessità spirituali del presidio, un cappellano officiava nella cappella denominata oggi "Chiesa del porto" di proprietà dell'allora governamento. L'influenza napoletana di Portolongone (presenza dei Borboni), deve essere stata molto importante anche per la Marina di Campo se si esamina la scelta del Patrono, San Gaetano da Thiene, Santo venerato principalmente a Napoli dove esercità tutto il Suo Ministero, e la presenza del quadro della "Madonna" attribuibile ad una scuola napoletana e, si dice, donato dalla casa regnante in quello Stato.

Un altro oratorio fu costruito ad un chilometro circa dal porto e dedicato a S. Mamiliano. Unito alla Chiesetta era un alloggio usato dai frati del Convento di Montecristo durante i loro spostamenti tra la sede del convento, l'Elba ed il continente. La Chiesetta esiste ed è aperta al culto; l'attiguo alloggio, per l'incuria della amministrazioni passate, durante la pubblicazione del Nuovo Catasto, ha cambiato la intestazione e quindi ora non fa più· parte della proprietà del piccolo complesso.

Agli inizi del secolo gli abitanti della Maria cominciarono a sentire la necessità di essere compresi in una Parrocchia autonoma, anche per il fatto che l'Arcipretura di San Piero aveva diradato la sua assistenza che veniva amministrata da cappellani che si muovevano da Portoferraio, prima saltuariamente e poi sempre più· stabilmente fino ad arrivare a Don Oreste Lenzi che abitava per lunghi periodi alla Marina di Campo e a Don Carlo Birga che si era stabilito nel nascente paese di Marina di Campo, nel cimitero del quale è sepolto.

Nel 1913 le petizioni che chiedevano l'istituzione della Parrocchia ebbero ragione e Monsignor Borracchia ne decretò l'istituzione formandola geograficamente con una piccola porzione della Parrocchia di San Piero e con una entità, maggiore, tolta alla Parrocchia di S. Ilario. Al riguardo si racconta un aneddoto molto importante: "dopo l'istituzione della Pievania di San Gaetano, Mons. Borracchia si recò a S. Ilario in visita Pastorale e raggiunse il paese con un landò. Giunta la carrozza all'ultimo tornante (la strada da S. Piero non esisteva) una nutrita schiera di Santilariesi nascosti tra i cespugli accolse il prelato con un nutrito lancio di pietre fino a far imbizzarrire il cavallo che anche se stanco dalla dura salita, mise a repentaglio la sicurezza del Vescovo".

Mons. Borracchia lanciò l'anatema di scomunica alla Parrocchia e ci volle del buono e del bello perché ritornasse il perdono Mentre S. Ilario restava nel limbo, S. Piero ebbe un premio, ancora oggi efficace (?): il Parroco di S. Piero mantiene il privilegio di vestirsi, nel giorno di S. Marco, dell’autorità di Parroco anche della Chiesa di S. Gaetano.

Difatti, fino a pochi anni orsono una processione rogante scendeva da S. Piero, sostava a S. Mamiliano mentre il Parroco benediva, prima le messi agricole e poi si spostava sulla spiaggia per benedire il mare, quindi sempre in processione raggiungeva la Chiesa Parrocchiale salmodiando le litanie dei Santi.

La Parrocchia, quindi, con il titolo di Pievania, allora il più· piccolo che poteva essere assegnato ad una Parrocchia, ebbe il suo natale.

Venne ad amministrarla da Donoratico Don Giuseppe Donati che rimase per molti anni. Vide il passaggio di Mons. Borracchia, l'amministrazione apostolica di Mons. Piccioni e l'inizio della lunga attività pastorale di Mons. Baldini.

A Don Donati successe il giovanissimo Don Ugo Salti nativo di Sassetta, il quale per divergenze accumulate, fra l'altro, con il segretario politico del partito fascista, fu costretto a lasciare la Parrocchia.

Si deve a Don Salti il primo studio per la costruenda nuova Chiesa.

A lui subentrò un anziano Parroco che veniva dall'Emilia, Don Romualdo Zanotti, il quale conduceva una vita molto "semplice", praticava i bar di allora e passava lunghe ore a giocare a carte. Era caratteristico ,il tavolo da gioco del "prete": un prete, un massone, un ateo dichiarato.

Don Zanotti, come del resto tutta la popolazione locale, nel 1943 dovette abbandonare il paese per ragioni di carattere bellico. La strategia militare prevedeva a Marina di Campo lo sbarco delle truppe anglo-franco-americane, e si rifugiò a S. Ilario dove nel frattempo era morto il vecchio Arciprete Don Teodoro Mannucci (il quale ambiva essere chiamato Don Teodoro dei Conti Mannucci) e la Parrocchia di S. Gaetano restò per più· di un anno scoperta, fino a quando Mons. Baldini poté inviare il sostituto di Don Zanotti il quale aveva preferito la tranquillità di S. Ilario.

Venne per primo Don Vincenzo Bernardini che incantò tutti con la sua voce baritonale, ma dopo una settimana lasciò l'incarico di Marina di Campo per assumere quello di Capoliveri e nella Pievania di S. Gaetano prese possesso Don Aldo Michelozzi, dopo aver fatto una breve esperienza di Cappellano presso S. Antimo.

Non era però cessato il problema della Chiesa in quanto la piccola Cappella del porto, passata alla amministrazione religiosa dal Demanio Ministero della Guerra, grazie alle disposizioni contenute nel Concordato fa Stato e Chiesa del 1929, si presentava assolutamente insufficiente per l'espletamento delle pratiche di culto. Nel frattempo un ingegnere di Pisa andato in pensione dal suo ufficio, venne a Marina di Campo ed accettò l'incarico di progettare "tutto" quanto mancava nel territorio: Palazzetto Comunale, strade, fogne, acquedotto, scuole in tutti i centri e ogni altra cosa, fra le quali la Chiesa.

L'Amministrazione Comunale dal 1956 in poi si prese a cuore tale problema e fra mille difficoltà acquistò un terreno che donò all'istituenda costruzione della Chiesa. L'ubicazione non fu scelta con studiata razionalità, fu preso quello che era possibile prendere. L'operazione fu un po' contestata politicamente, ma gli amministratori riuscirono a vincere pacatamente le difficoltà sia della politica locale e sia della burocrazia e finalmente poté essere stilato l'atto di donazione del terreno alla Parrocchia.

Fra la fine degli anni '50 e gli inizi degli anni '60, una legge favoriva i contributi dello Stato per la costruzione di Chiese distrutte dagli eventi bellici e grazie alla costanza di qualche amministratore il progetto riuscì ad essere compreso in tale legge (Ministro dei LL.PP. era l'on. Giusepe Togni e Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi due nostri efficientissimi deputati). La difficoltà maggiore a questo punto fu quella di far accettare il progetto dalla Commissione di Arte Sacra, ma infine, per la minaccia di perdere ogni contributo, la Commissione espresse, di mala voglia, il suo parere favorevole.

Furono appaltati i lavori all'impresa Giuseppe Logi di portoferraio che portò a termine il contratto con estrema bravura e per le economie che poté guadagnare durante i lavori, principalmente per la concessione gratuita della sabbia necessaria alle malte, eresse la porzione di campanile che ancora oggi esiste non compresa nel progetto perché non finanziabile.

Qualche altro lavoro fu eseguito a posteriori nell'edificio e precisamente:

Il pavimento con mattonellato di gress;

Le vetrate donate da alcune famiglie;

L'altare e il battistero donati da una famiglia di Bologna e disegnati dall'arc. Mario Negri di Firenze.

Il resto è storia attuale.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 25-04-08

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